25 aprile. "Ribelli per amore", A dirlo è un Beato!

 

Qualche "mente illuminata” è riuscita a impedire che, quest’anno, nella celebrazione del 25 aprile venisse suonata “Bella Ciao” e fosse recitata la “Preghiera del Ribelle”. Per evitare in futuro “figure meschine”, riflettiamo un momento: sulla storia della Resistenza, sui contenuti della canzone e della preghiera, che meritano di essere riletti. Quale turbamento o provocazione può suscitare la preghiera scritta da un partigiano, morto in un lager nazista, beatificato dalla Chiesa? Quale turbamento o provocazione possono suscitare le parole di “Bella Ciao”, un canto partigiano nato dalla volontà di trovare un testo che avesse valori universali di libertà e opposizione alle dittature e alla guerra, senza riferimenti politici o religiosi?  Proponiamo la lettura con una introduzione tratta da un articolo di Paolo Lambruschi su  “Avvenire” del 4 febbraio 2018:

“Quanto più s’addensa e incupisce l’avversario, facci limpidi e diritti. Nella tortura serra le nostre labbra. Spezzaci, non lasciarci piegare. Se cadremo fa’ che il nostro sangue si unisca al Tuo innocente e a quello dei nostri morti a crescere al mondo giustizia e carità. […] Signore della pace e degli eserciti, Signore che porti la spada e la gioia, ascolta la preghiera di noi ribelli per amore”.

Sono alcuni passaggi della commovente preghiera composta insieme a Carlo Bianchi dal beato Teresio Olivelli, morto nel lager nazista di Hersbruck dopo aver dato testimonianza di carità e fede cristiana nei campi di concentramento nazifascisti di Fossoli, Bolzano-Gries e Flossenbürg. Fu partigiano convinto, ma non sparò al nemico e si ribellò all’odio. Nel lager morì per le ripetute percosse a nemmeno 30 anni per aver cercato di proteggere dalle botte degli aguzzini un prigioniero ucraino. […] Dopo la ritirata di Russia, il 25 luglio e l’8 settembre 1943, davanti allo sfascio disse basta e salì sui monti da partigiano diventando “ribelle per amore”. Teresio Olivelli fu difensore dei poveri e degli ultimi anche in luoghi dove l’umanità doveva esser annientata, ma la sua figura ricorda che in quel periodo storico ci fu in questo Paese anche una resistenza cattolica nata nelle parrocchie, portata avanti da credenti che vollero ribellarsi alla dittatura anche senza praticare la violenza. […] Olivelli si mise dalla parte dei perseguitati come i giovanissimi scout milanesi e monzesi delle “Aquile randagie” che clandestinamente (il regime aveva abolito lo scautismo) si riunivano nell’isolata Val Codera e aiutavano gli ebrei a scappare in Svizzera. La figura dell’alpino e partigiano Olivelli, che la Chiesa ha proclamato Beato per la sua cristiana santità, ha anche per questo una grande e straordinaria attualità. Ricorda, infatti, alla coscienza, specialmente in questi mesi cupi in cui tornano a serpeggiare falsi miti mai estirpati come quelli dell’ “uomo forte” e della “razza”, quale deve essere la risposta radicalmente evangelica del credente che si schiera contro l’odio, per la libertà e il bene comune. Nelle parole della preghiera, […] c’è tutto quanto serve a trovare forza e coraggio per dare una testimonianza di carità, amore e di forza senza usare le armi. Recitiamole ogni 25 aprile, mentre ascoltiamo “Bella Ciao”, per essere sempre pronti a diventare - se la Storia lo chiede - ribelli per amore.»

Preghiera del Ribelle (Teresio Olivelli)

Signore

che fra gli uomini drizzasti la Tua Croce, segno di contraddizione, che predicasti e soffristi la rivolta dello spirito contro le perfidie e gli interessi dei dominanti, la sordità inerte della massa, a noi, oppressi da un giogo oneroso e crudele, che in noi e prima di noi ha calpestato Te, fonte di libera vita, dà la forza della ribellione.

Dio

che sei Verità e Libertà, facci liberi ed intenso alita nel nostro proposito, tendi la nostra volontà, moltiplica le nostre forze, vestici della Tua armatura: Noi ti preghiamo, Signore.

Tu

che fosti respinto, vituperato, tradito, perseguitato, crocifisso, nell'ora delle tenebre ci sostenti la Tua vittoria: sii nell'indigenza viatico, nel pericolo sostegno, conforto nell'amarezza. Quanto più s'addensa e incupisce l'avversario, facci limpidi e diritti.

Nella tortura serra le nostre labbra. Spezzaci, non lasciarci piegare. Se cadremo fa' che il nostro sangue si unisca al Tuo innocente e a quello dei nostri Morti, perché cresca nel mondo la giustizia e la carità.

Tu

che dicesti: «Io sono la resurrezione e la vita» rendi nel dolore all'Italia una vita generosa e severa.

Liberaci dalla tentazione degli affetti: veglia Tu sulle nostre famiglie. Sui monti ventosi e nelle catacombe delle città, dal fondo delle prigioni noi Ti preghiamo: sia in noi la pace che Tu solo sai dare.

Dio

della pace e degli eserciti, Signore che porti la spada e la gioia, ascolta la preghiera di noi……Ribelli per amore.

GT

E sempre a proposito di cattolici e diverse tendenze politiche condividiamo, oltre a questo scritto giunto da un lettore, anche l'articolo con l'intervista al Cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della CEI: https://bit.ly/2R6gW86

 

 

 

Redazione