Eugenio Tarabini, un importante democratico cristiano
Eugenio Tarabini occupa, sicuramente, un posto importante nella storia della Democrazia Cristiana valtellinese e della provincia. Giovanissimo, era nato nel 1930 a Morbegno, aderisce al partito e a 23 anni è Segretario della sezione di Morbegno. Nel novembre del1952 partecipa con Giulio Spini e Plinio Vanini, come delegato provinciale al Congresso Nazionale del partito che si tiene a Roma. È il Congresso in cui avranno spazio le grandi tematiche economiche che il Ministro Vanoni sta predisponendo per far fronte alla ricostruzione di un sistema economico e fiscale distrutto dalla guerra. Nel 1956 - a 26 anni - subentrando a Primo Buzzetti, diventa Segretario provinciale. Incarico che terrà fino al 1961 guidando un partito che, in provincia, detiene una salda maggioranza moderata alle prese con le richieste di attenzione a forze sociali nuove, contro una tendenza percepita come rigida e semplificatoria della storia. Nel 1968, con Arnaldo Racchetti, viene eletto in Parlamento dove, tra Camera e Senato, rappresenterà la nostra provincia fino al 1994. Ha scritto più volte sul Corriere della Valtellina di cui è stato Direttore politico dal 1964 al 1966 e successivamente dal 1989 al 1991. Dunque, quella di Eugenio Tarabini è stata una lunga vita politico/parlamentare unita ad una intensa carriera professionale. Ma, al di là degli importanti incarichi ricoperti, Eugenio Tarabini deve, a nostro giudizio, essere ricordato per alcuni tratti della sua lunga attività che, pur se qui espressi in forma sintetica, crediamo non meno valida. È stato, innanzitutto, un politico di indubbia onestà, mai sfiorato da scandali o sospetti di lucro personale. In ragione del suo lungo impegno parlamentare, soprattutto in settori economici, ha coltivato nel tempo un rapporto costante di aiuto e sostegno con tanti amministratori locali della provincia che contribuisce a spiegare la ragione per cui la DC ha messo in campo negli anni una buona classe amministrativa, anche per la sua abilità di fidelizzazione. É stato un politico della prassi, un degasperiano convinto e, per noi militanti di una sinistra cattolica formatasi al pensiero di Jaques Maritain e in provincia di Giulio Spini, a volte difficile da capire e da accettare. Questo, sia ben chiaro, in un quadro di riferimento comune che vedeva il rapporto politico innervato a quello religioso. Sempre squisito nei rapporti personali, anche se il tono era interrogatorio e assertivo, Tarabini lascia un esempio che, nella notte odierna della cultura e della capacità politica, ci porta a dire quanto dobbiamo imparare da questi uomini del passato e di quanta riconoscenza siamo loro debitori. Pensando a loro, forse, dobbiamo ricominciare ad essere civili, a ricordare quello che altri ci hanno offerto, a non lasciarci sfumare dall'abitudine e attendere. Perché l'attesa è un ponte, crediamo che oltre esista qualcosa, anche se non vediamo bene.
Un grazie a lei onorevole Tarabini e vive condoglianze alla sua famiglia dal Corriere della Valtellina