Quarant’anni dopo rimane aperta l’aspirazione di verità

 

Come scriveva Moro durante i 55 giorni della prigionia?

Come lavoravano i brigatisti?

Che fine hanno fatto gli originali delle carte di Moro?

Perché le lettere sono state ritrovate dattiloscritte o in fotocopia in due periodi diversi, ottobre 1978, ottobre 1990, nello stesso covo di Milano?

Quanto sono autentiche e quanto manipolate dai terroristi?

Che cosa voleva comunicare Moro attraverso le lettere?

Che cosa fece il Governo italiano per affrontare l'attacco terroristico?

Perché proprio Aldo Moro?

 

Processi, commissioni parlamentari, indagini, libri, film, hanno cercato in 40 anni di dare risposte a questi e molti altri quesiti giungendo spesso a conclusioni discordanti se non opposte. Serve però ribadire alcuni fatti inoppugnabili della vita politica di Moro. Una costante della sua riflessione e azione politica fu quella che lui chiamava “la costruzione dello Stato Democratico” inteso come processo politico di allargamento della base di governo a quelle masse sociali che ne rimanevano escluse, vuoi per ragioni sociali, vuoi per cause politiche, nell'ambito di un mondo spaccato in due dalla guerra fredda.  Moro, dentro la Democrazia Cristiana, era tra coloro che ritenevano si dovesse guidare il partito in uno spazio politico più ampio, che tenesse conto dei mutamenti che avvenivano nella società civile e che a quei mutamenti fosse data rappresentanza politica.  Dal 1973 al 1978, la sua leadership dentro il partito era stabile e incontrastata, una leadership morale che quasi sovrapponeva la sua persona con la figura del partito e gli consentiva un grande potere di direzione della politica nazionale senza far uso della demagogia e, va detto, senza controllo sulla macchina organizzativa e di potere del partito stesso.  È da questa autorevole posizione che porta, dopo 31 anni, il PCI a far parte di una maggioranza di governo il giorno stesso in cui è rapito.  Fu un profeta disarmato?  Forse…

È un'umanissima e coinvolgente esperienza leggere le sue lettere dalla cosiddetta “prigione del popolo” brigatista. Lettere che scrive per non morire, per sopravvivere alla propria morte, per rielaborare quella condizione improvvisa di prigioniero in cui si trova, per prendere tempo, per resistere, per comunicare, forse per testimoniare la sua agonia. Di tutti gli intrighi ancora irrisolti che reclamano a gran voce verità come unica  forma  di giustizia, vogliamo ricordare Aldo Moro con alcune parole del cuore, quel cuore che in una simile condizione costituiva il suo sostegno.

 

Alla figlia Agnese 

Mia carissima Agnese,

so che tu sei forte e brava. Perciò ti posso parlare con coraggio mentre vedo ogni momento più cadere le speranze. Ti ho voluto e ti voglio tanto bene, dolcissima Agnesina, che ho concorso a tirar su, con il suo chilo e ottocento grammi, dosando goccia goccia con il cucchiaino il latte che non potevi succhiare. Sì, qualche volta ti sarai un po' irritata con me, ma sai bene che l'amore è stato continuo e infinito, che ti ho atteso ogni sera pieno di angoscia finché non ti vedevo, che ti ho seguita nel tuo studio, nelle tante cose vive e intelligenti che andavi cercando. Ora è probabile che noi siamo lontani o vicini in un altro modo...Ti amo tanto, Agnesina carissima, e ti ringrazio del tuo sorriso e della tua dolce carezza la sera.  Ti abbraccio forte e ti benedico

Papà 

 

Al figlio Giovanni 

Mio carissimo Giovanni,

tu sei il più piccolo e insieme, in un certo senso ,il capo della famiglia. Ti devo trattare da uomo, anche se non riesco a distaccarmi dalla tua immagine di piccolino, tanto amato e tanto accarezzato. Lo so, c'è stato il momento in cui hai rivendicato la tua autonomia e hai forse avuto un po' fastidio di un padre un tantino opprimente (si intende per amore). Ma è stato poi bello, quando, passata quell’età critica, sei stato tu stesso che sei tornato a carezzarmi di quando in quando, ed io la tua carezza non l'ho dimenticata né in quest'ora triste la dimentico… Voglio solo dire, senza contrastare la tua vocazione, che vi sono in politica fattori irrazionali che creano situazioni difficilissime...Sarei più tranquillo per te se non ti avviassi su questa strada. Io volentieri tornerei indietro, come consigliava la mamma, ma sono stato preso dal laccio di questa infausta presidenza del Consiglio Nazionale. Sia fatta la volontà di Dio. Tu studia, prega, opera per il bene, sii prudente, saggio, misurato in tutto Ti abbraccio forte forte, piccolo mio e ti benedico dal profondo del cuore.

Il tuo papà 

 

Alla moglie Eleonora (mai recapitata trovata nel 1990)

Credo di essere giunto all'estremo delle mie possibilità e di essere sul punto di chiudere questa mia esperienza umana... Ora vorrei abbracciarti tanto e dirti tutta la dolcezza che provo, pur mescolata di cose amarissime, per aver avuto il dono di una vita con te, così ricca d'amore e di intesa profonda.Ho tentato tutto ed ora sia fatta la volontà di Dio…, credo di tornare a voi in un'altra forma. Ci rivedremo. Ci ritroveremo. Ci riameremo. Grazie infinite per tutto l'amore che mi hai dato, amore un po geloso quando ti vedevo sprofondata in un libro. Ma amore autentico che resterà. Io pregherò per te e tu per me... Ricordati che sei stata la cosa più importante della mia vita. Bacia e accarezza per me tutto, volto per volto, occhi per occhi, capelli per capelli. A ciascuno una mia immensa tenerezza che passa per le tue mani. Sii forte, mia dolcissima, in questa prova assurda e incomprensibile...Vorrei capire con i miei piccoli occhi mortali come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce sarebbe bellissimo. Amore mio sentimi sempre con te e tienimi stretto.