Memoria del Futuro.

È in pieno svolgimento, con tempi e modalità da pandemia, il festival della “Dottrina Sociale della Chiesa 2020” che ha per tema “Memoria del Futuro” e che si svolge contemporaneamente in 10 città italiane tra cui Sondrio. 

Sono incontri ed eventi su etica, economia e cultura per ricordare che siamo parte di una storia, per recuperare l’originale ispirazione al bene, guardare oltre verso una meta che aiuti a illuminare il cammino in un presente sempre più ricco di attenzioni, azioni, cura e concretezza.

Fare memoria del futuro significa voler restituire una corretta idea di sviluppo, liberare da ruoli egoistici e corporativi, restituire una visione d’insieme per rendere possibile il perseguimento di un Bene Comune.

Dunque, anche “Il tavolo di Camaldoli”, un gruppo di associazioni della provincia di Sondrio, organizza per lunedì 23 novembre un evento di “fare memoria del futuro” declinato sulla nostra specificità montana.

 

Che cosa è la Dottrina Sociale della Chiesa?

Questa espressione, coniata nel 1941 da Papa Pio XII, viene collegata nella sua genesi alla celeberrima enciclica di Leone XIII “Rerum Novarum” del 1891, arricchita, integrata e sviluppata nel corso del ‘900 da interventi del magistero sociale della Chiesa, dai discorsi sociali dei pontefici e da altre famose encicliche in cui la Chiesa espone il proprio pensiero su temi che riguardano la vita sociale ed economica della persona nel contesto mutato dei tempi.

Ricorderemo solo l’ultima, in ordine di tempo, la “Fratelli Tutti” di Papa Francesco. 

Se la Rerum Novarum vide la luce nel periodo della nascente industrializzazione del nostro Paese, nel pieno dei grandi movimenti operai e contadini (si pensi che è del 1892 la nascita del Partito Socialista Italiano) parlando del giusto salario come principio ispiratore di tutta la questione sociale allora prorompente, l’ultima enciclica di Francesco si confronta con la globalizzazione economica del primo ventennio di questo secolo e accanto ai benefici che essa ha prodotto rileva le profonde ingiustizie economiche, sociali, di opportunità di vita che un modello ultracapitalistico come quello che la sottende, genera nel mondo e tra cittadini dello stesso Paese al punto di farci dimenticare che umanamente e cristianamente siamo TUTTI FRATELLI.

Scrive Francesco: “Siamo ancora lontani dalla globalizzazione dei diritti umani più essenziali, perciò la politica mondiale non può tralasciare di porre tra i suoi obiettivi principali e irrinunciabili quello di eliminare la fame…Ciò costituisce un vero scandalo, la fame è criminale, l’alimentazione un diritto inalienabile. Mentre vediamo che ogni genere di intolleranza fondamentalista danneggia le relazioni tra le persone, gruppi e popoli, impegniamoci a vivere e a insegnare il valore del rispetto, l’amore capace di accogliere ogni differenza, la priorità della dignità di ogni essere umano rispetto a qualunque sua idea, sentimento, prassi e persino ai suoi peccati. Mentre nella società attuale proliferano i fanatismi, le logiche chiuse e la frammentazione sociale e culturale, un buon politico fa il primo passo perché risuonino le diverse voci...É vero che le diversità generano conflitti ma l’uniformità genera asfissia...non rassegniamoci a vivere chiusi in un frammento di realtà”.

(Parafrago 189/191 Fratelli Tutti)

“Aprirsi al mondo è un’ espressione fatta propria dall’economia e dalla finanza e si riferisce unicamente all’apertura agli interessi stranieri o alla libertà dei poteri economici di investire senza vincoli in tutti i Paesi. I conflitti locali e il disinteresse per il bene comune vengono strumentalizzati dall’economia globale per imporre un modello culturale unico. Tale cultura unifica il mondo ma divide le persone e le nazioni perché la società più globalizzata ci rende vicini ma non ci rende fratelli”.

(Caritas in Veritate Benedetto 16)

Redazione