Grazie Francesco

Oggi Papa Francesco si é recato sulla tomba di due preti "ribelli e obbedientissimi", Don Primo Mazzolari e Don Lorenzo Milani, due figure che per tanti della mia generazione sono stati simboli, per non dire miti, di un cristianesimo puro e radicale e di un impegno pedagogico a favore di chi ha meno.
La famosa frase che "non c'è maggior ingiustizia che far parti uguali tra diversi" é divenuta negli anni un manifesto d'impegno per larga parte della scuola italiana.
Don Lorenzo Milani nell'inverno del 1954 venne spedito per i suoi screzi con la curia Fiorentina in una località sperduta sul Mugello, a Barbiana. Qui apri' una scuola a tempo pieno (365 giorni l'anno) per quei ragazzi figli di poveri contadini che erano stati bocciati o che non avrebbero mai potuto proseguire gli studi. Don Lorenzo fu prete e maestro convinto che la Chiesa dovesse occuparsi anche dell'istruzione dei suoi fedeli, soprattutto dei più poveri. Barbiana diventerà un modello di fare scuola, un luogo dove tutti possono andare a capire, senza barriere, senza distinzioni, un modello famoso non solo in Italia ma in Europa. Don Lorenzo morto a soli 44anni è sepolto nel piccolo cimitero di Barbiana con i paramenti sacri e gli scarponi come aveva voluto.
Don Primo Mazzolari, di una generazione precedente rispetto a don Milani, ma a lui accomunato dalla scelta di stare, nel senso di vivere e di scrivere, dalla parte dei poveri, è stato per molti anni parroco a Bozzolo nel Cremonese. Denunciato nel 1925 per non aver cantato il Te Deum dopo l'attentato a Mussolini, riceve una raffica di pallottole nel'31 e deve rimanere nascosto dopo l'8 settembre per quel suo predicare le incongruenze tra l'ideologia fascista e la fede del Vangelo. Tra i tanti suoi scritti c'è un libro molto bello
"Obbedientissimo in Cristo" che testimonia il suo rapporto con la gerarchia ecclesiastica: un rapporto franco, spesso tormentato, mai contro, sempre dentro la sua Chiesa.
Come per quelli di don Lorenzo anche i suoi scritti furono osteggiati per la lucida e straordinaria preveggenza.
Disse Paolo Sesto: "hanno detto che non abbiamo voluto bene a don Primo. Non è vero. Anche noi gli abbiamo voluto bene. Ma lui aveva il passo troppo lungo e noi si stentava a stargli dietro. Cosi ha sofferto lui e abbiamo sofferto noi. Questo è il destino dei profeti"
Oggi Papa Francesco ha pregato sulla tomba di questi due profeti del '900 dellaChiesa italiana. Non é stata una riparazione (non c'é nulla da riparare) ma un atto di riconoscenza verso due sacerdoti obbedientissimi al Vangelo, il riconoscimento di un dolorosa ferita.
Un gesto forte "alla Francesco" che ricolloca a pieno titolo, nella storia della Chiesa italiana, due straordinarie figure sempre "schierate"con il Vangelo.
Ancora grazie Francesco!!

a.p.