Giuseppe Guarino, giurista cattolico.

 

Non c’è futuro senza passato, né c’è presente senza passato. È per questo che si deve conoscere la storia; ci si deve interrogare sul passato, perché solo capendo da dove veniamo siamo in grado di leggere il presente, pensando al futuro. Ciò vale anche per il diritto, per l’economia, e anche per le Istituzioni e per le loro relazioni con la società e con la cultura. Oggi, ricordiamo un Maestro del Diritto costituzionale, del Diritto amministrativo, del Diritto pubblico dell’economia, e del Diritto dell’Unione europea, e un uomo nelle Istituzioni e fra le Istituzioni. Giuseppe Guarino, spentosi lo scorso 17 aprile, alla veneranda età di 98 anni, non è solo uno degli ultimi grandi personaggi della prima Repubblica, perché rappresenta anche una di quelle figure intellettuali e professionali che sostenevano i leader politici, ideando per loro, spesso in via riservata, i testi giuridici necessari in quel momento storico. Il prof. Guarino rimane uno dei Maestri della scienza giuridica italiana del Novecento, soprattutto in considerazione del profilo centrale della sua opera e del lascito che il suo magistero trasmette ad altri studiosi. Nella sua lunga e intensa carriera accademica, è Docente di diritto pubblico e di diritto amministrativo nelle Università di Sassari e di Siena, nella “Federico II” di Napoli, nella quale si laurea giovanissimo a soli venti anni, e poi nella “Sapienza” di Roma, in cui insegna Diritto pubblico nella Facoltà di Economia e, in seguito, Diritto amministrativo nella Facoltà di Giurisprudenza, che egli onora con il suo insegnamento fino alla nomina a professore emerito, per poi divenire socio nazionale dell’Accademia dei Lincei. Uomo di straordinaria intelligenza e brillantezza fin dagli studi al Liceo classico “Antonio Genovesi” e poi universitari, autore di contributi fin da giovane, già rifondativi del diritto costituzionale nel secondo dopoguerra mondiale, e ancora di grande attualità per il loro realismo metodologico e la loro lungimiranza, tra cui alcuni scritti sullo scioglimento delle Assemblee parlamentari e sul Presidente della Repubblica. Significativo il suo contributo, prima del collasso del Pentapartito e della crisi del Pci nella seconda parte degli anni Ottanta, quando l’Italia si trasforma in un grande Paese industriale, opulento e contraddittorio, con un’imprenditoria privata e un’economia pubblica imperniata sull’I.r.i. Nell’ambito dell’economia pubblica, che nei decenni successivi avrà un grande sviluppo per poi progressivamente entrare in crisi sotto la pressione delle privatizzazioni e degli indirizzi neoliberali, Giuseppe Guarino dedica studi all’avanguardia, raccolti nel 1962 negli “Scritti di diritto pubblico dell’economia e dell’energia”. Quest’opera risente allora del clima politico di quegli anni, per poi trovare sviluppo nella fase più progettuale e riformatrice delle coalizioni di centrosinistra, fase di grande fiducia nelle risorse dell’azione pubblica nell’economia, come nell’ENI.  Perciò un’opera non certo datata, perché Guarino non si misura soltanto con le grandi sfide del governo delle politiche energetiche, le quali anticipano, fra l’altro, i futuri scenari delle istituzioni della globalizzazione economica, ma anche perché le nuove soluzioni dischiuse dalle politiche e dai programmi di intervento pubblico nell’economia sono per Guarino l’occasione per ripensare gli strumenti dell’azione pubblica, partendo dall’ampliamento degli interessi e, perciò, dei compiti pubblici. In questi anni, i suoi compagni di viaggio, in queste profonde riflessioni, sono Leopoldo Elia e dei Paolo Sylos Labini: quegli intellettuali, come Guarino, in grado di muoversi con facilità fra i mondi cattolici e i mondi laici, i partiti di massa e popolari e i partiti minori e le élite, il Vaticano e la Banca d’Italia, e l’accademia internazionale con legami nelle istituzioni atlantiche. Guarino, democristiano convinto, libero da qualsiasi corrente, giurista che unisce l’impegno politico con l’insegnamento accademico, diviene Ministro delle Finanze, nel sesto Governo Fanfani, Ministro dell’Industria e, soprattutto, è l’ultimo (perché, poi, abolito nel 1993) Ministro delle Partecipazioni statali, nel primo Governo Amato. La memoria di Guarino ricomprende il ruolo di custode di quell’Italia che affondava le sue radici nell’Istituto per la ricostruzione industriale che, fin dalla sua nascita, svolge il ruolo di coesione fra le diverse aree del Paese, attraverso l’intervento pubblico e attraverso l’accumulazione di dotazioni infrastrutturali essenziali, anche, per lo sviluppo dell’economia privata. A seguito dell’uscita dalla scena politica, con la sua consueta arguzia dal tratto realista, Guarino continua con un costante attivismo professorale e politico a contribuire, tanto da sostenere, in varie occasioni, la necessità di un nuovo interventismo dello Stato, ma con la necessità della simultanea risoluzione del problema del debito pubblico. In tal senso, rimane fortemente contrario alle privatizzazioni, cominciate nel 1992, tanto che, ancora di recente, nel 2006, popone l’istituzione  di una Società per azioni, interamente dello Stato, che assorba tutte le diverse partecipate distribuite su tutto il territorio nazionale. Di Giuseppe Guarino, sia come studioso che come amministratore, il suo magistero scientifico e il suo approccio metodologico allo studio e all’esercizio del potere, basato sempre su di un realismo che nasce da un’esperienza straordinaria e dalla conoscenza dei gangli del sistema economico e dell’organizzazione costituzionale e amministrativa, italiana ed europea, e su di un realismo aperto alle esperienze più avanzate di modernizzazione delle istituzioni dell’economia. Fin dall’inizio del suo percorso, Guarino è sensibile alla dimensione europea, sempre presente nella sua opera anche quando, dopo il Trattato di Maastricht, il suo convinto europeismo non lesina giudizi polemici sugli sviluppi più recenti del processo di integrazione europea, come nel 2012, rispetto al Fiscal compact, per poi pubblicare, di recente, “Cittadini europei e crisi dell’Euro” del 2014. Il “realismo” di Guarino si rivela sempre, sin dalla sua opera giovanile, attento alla resa dei congegni costituzionali e degli istituti del diritto pubblico, così come essi operano nella storia, secondo un approccio metodologico che non si basa solo su astratte valutazioni. Un realismo che ha in sé l’insegnamento della Dottrina sociale della Chiesa, nel definire quale sia il ruolo dello Stato nell’economia e nel considerare la realtà delle istituzioni democratiche in mezzo alla gente. Giuseppe Guarino, Maestro, giurista, avvocato, amministratore, cattolico, uomo con acutezza, prontezza e profondità, e soprattutto con tanta rettitudine e lungimiranza.

 

Bruno Di Giacomo Russo