Società liquida e mondo giovanile: la diversità come parte del vissuto quotidiano
Tempo di crisi. E’ difficile trovare lavoro. Non c’è giorno che stampa o grandi mezzi di comunicazione non ci ricordino questa realtà con dati, statistiche, profili di nuovi lavori, opportunità che svaniscono ed altre che invece si affacciano. Per una riflessione sulle domande che stanno a monte del lavoro e riguardano l’educazione dei giovani in una società in crisi, ovvero in profondo cambiamento, pubblichiamo questi pensieri di Don Andrea Caelli.
- La domanda. Come prepararsi a muoversi con efficacia in un mondo «liquido» e sempre più incerto, evitando di affondarvi pesantemente o di diventare evanescenti come fantasmi? Come immaginare il futuro, come elaborare e usare strategie e fare le proprie scommesse sul domani? Zygmunt Bauman - il grande studioso scomparso a febbraio di quest’anno - mette in risalto il ruolo della gestione delle informazioni: “per operare nel mondo (anziché essere da questo manipolati) occorre conoscere come il mondo opera…”, in altri termini, accettare di confrontarsi con una realtà sfuggente e scivolosa, rendersi conto che si vive in una società liquida che richiede, per essere capita e attraversata in modo efficace, nuovi strumenti e obiettivi chiari ma ridefinibili in relazione ad un contesto in continuo divenire.
- La ricaduta educativa. Nel corso della sua lunga vita e attività, Bauman ha prodotto un significativo corpus di opere che hanno contribuito alla comprensione del mondo contemporaneo. Nella stesura del saggio “Conversazioni sull’Educazione” il sociologo riprende i temi portanti della svolta «liquida» del suo pensiero, illuminandoli di una sensibilità educativa.
- Una promessa mancata? Quale «promessa» educativa rivolta ai giovani è tuttora valida, considerando che, come educatori, abbiamo ritenuto per anni (o almeno alcuni tra noi lo hanno creduto) che i posti migliori erano riservati alle persone che avevano studiato di più e si erano impegnate nel lavoro senza risparmio?
- E i giovani? Vi è ancora interesse per i giovani come futura élite politica e culturale della nazione? O questo interesse è stato offuscato da altri interessi? Nel capitolo “I giovani come bidone dei rifiuti per l’industria dei consumi”, ancora estremamente attuale alla luce delle politiche nel campo del lavoro realizzate negli ultimi anni in Italia, Bauman riporta una citazione di Henry A. Giroud in un saggio del 3 febbraio 2011: “Visti sempre di più come un ulteriore fardello sociale, i giovani hanno smesso di essere inclusi in un discorso relativo alla promessa di un futuro migliore. Essi vengono invece considerati parte di una popolazione smaltibile la cui presenza minaccia di richiamare alla mente memorie collettive rimosse della responsabilità adulta”.
- Vuoto a perdere serbatoio di potenzialità? Commenta Bauman: “Di fatto, i giovani non sono pienamente, inequivocabilmente “vuoti a perdere”. Ciò che li salva dallo smaltimento definitivo - se non altro - e assicura loro una qualche quota di attenzione da parte degli adulti, è il loro contributo attuale, e ancora più potenziale, alla domanda di consumo. Conclude il sociologo: “Solo una vuota domanda per i nostri tempi vuoti: forse allora l’ultima barriera che si frappone tra i giovani e la loro rottamazione è questa nuova capacità che mostrano di fungere da serbatoio per gli eccessi dell’industria dei consumi?”.
- Bauman interpella gli educatori. Per quanto riguarda la scuola e l’educazione, alcuni pedagogisti italiani hanno già cercato di analizzare il pensiero di Bauman per coglierne spunti di riflessione utili per coloro che si occupano di problematiche educative nel nostro tempo perché le analisi sociologiche di Bauman interpellano fortemente educatori e docenti che cercano di affrontare i problemi dell’educazione e della formazione nella società complessa non con teorie ingenue ma con la consapevolezza e la competenza di “professionisti riflessivi”.
- Ancora meglio approfondisce in “L’arte della Vita” (2009) dove delinea la scommessa ardita - per gli uomini contemporanei - di dare prova di inventiva, creatività, riflessione e impegno personale tenace (per decidere e riuscire ad agire di conseguenza) e quindi anche di capacità di sofferenza, dolore e ricerca faticosa, continua e profonda.
- Non ricette definite. Credo che per queste ed altre considerazioni, il pensiero e le opere di Bauman da alcuni anni sono oggetto di studio da parte di pedagogisti e uomini di scuola alla ricerca non certo di ‘ricette’ ma di possibili orizzonti di senso e di ancoraggi non superficiali al meglio della riflessione sociologico - filosofica sul tempo presente, al fine di fondare e impostare l’azione educativa su basi non illusorie e non arrendevoli ma realistiche, progettuali, per un’azione - quella di educare e orientare i comportamenti delle nuove generazioni - sempre più difficoltosa e sempre a rischio; oggi più che mai.
- Capacità di compiere scelte nel tempo. Tra le poche vie percorribili, Bauman a un certo punto ipotizza anche un "Empowerment", che egli vede ed auspica come "capacità di compiere scelte ed agire efficacemente in base alle scelte compiute". Anche se non è proprio questo il compito del ‘sociologo’, egli getta così - come è stato notato─ un asse fra passato, presente e futuro, legando le scelte in una sequenza dove il tempo non è una trama "puntillistica" di attimi, ma una curva evolutiva che solo la nostra volontà può inclinare verso l'alto o verso il basso.
In conclusione
- È difficile tracciare un identikit dei giovani d’oggi. Più che mai le loro identità sono multiple, plurime, complesse e fortemente dinamiche. Non ci sono più transizioni “scolpite nella pietra”, ma transizioni fluide che cambiano da contesto a contesto e anche individualmente. In questo, i giovani d’oggi, sono sicuramente molto diversi dai propri genitori, quando finire gli studi e iniziare a lavorare coincideva spesso con la formazione di una nuova famiglia. In questo quadro, quello che bisogna cercare di cogliere sono gli aspetti positivi di questi cambiamenti, quelli emancipatori che permettono ai giovani di costruire identità più flessibili, più complesse e al tempo stesso più aperte alla diversità, perché la diversità è diventata parte del vissuto quotidiano. Bisogna, dunque, cercare di contenere gli aspetti negativi delle nuove transizioni e trasformarli in opportunità di cambiamento.
Tracce per percorsi possibili: l’Evangelii Gaudium e i quattro principi. Non un’epoca di cambiamento ma un cambiamento d’epoca
- Società liquida - cambiamento d’epoca - arca. Fin nel titolo e nel sottotitolo del nuovo testo di Bruno Bignami, sacerdote della diocesi di Cremona e docente di teologia morale, già autore di pregevoli testi su don Mazzolari e sull’etica ecologica, troviamo le tre coordinate fondamentali entro cui si snoda questa sua riflessione teologica. La prima, e la più nota, è la metafora della società liquida introdotta da Zygmunt Bauman. Con essa ci si intende riferire all’estenuazione dei legami sociali, al venir meno delle tradizionali sorgenti di valori, alla privatizzazione delle scelte etiche… Ma proprio un tale contesto richiede un’ottica interpretativa adeguata: ecco allora la seconda coordinata, il cambiamento di epoca. Come ha affermato Papa Francesco nel discorso in occasione del Convegno Ecclesiale di Firenze del 2015, oggi non viviamo un’epoca di cambiamento, ma un cambiamento d’epoca. Il tempo attuale è affascinante come ogni cambiamento d’epoca, perché in esso si aprono possibilità inesplorate: così è stato, per esempio, dopo la caduta dell’impero romano o dopo la scoperta del continente americano. La teologia morale, in particolare, ha da essere attenta ai segni dei tempi, per scrutare quanto lo Spirito di Dio chiede all’oggi ecclesiale e civile. La terza immagine è quella “dell’arca”: come l’arca di Noè è stata data per la salvezza nel mezzo del diluvio, così oggi ci è chiesto di costruire una nuova arca che possa permettere una navigazione sicura in mezzo alla liquidità dell’epoca presente.
- Evangelii Gaudium. Bignami offre con questo testo un contributo in ordine alla costruzione di quest’arca e lo fa rileggendo in modo intelligente alcuni capitoli dell’etica sociale: dalla fraternità al bene comune, dall’etica della cura al giudizio sulle leggi civili, dalla pace allo scandalo della fame e alla cultura della sobrietà. Il tutto avendo come fonte ispirativa l’Evangelii gaudium, in modo particolare i celebri quattro principi che si trovano in essa: l’unità prevale sul conflitto, il tutto è superiore alla parte, il tempo è superiore allo spazio, la realtà è più importante dell’idea.
- Quattro principi. Col primo principio — il tempo è superiore allo spazio — intende dire che il tempo inizia i processi che richiedono i loro tempi: occorre occuparsi di iniziare processi più che di occupare spazi di potere. È un principio molto ricco che dice molto dell’attitudine del Papa alle riforme. Col secondo principio — l’unità prevale sul conflitto —intende dire che il cittadino deve accettare i conflitti, farsene carico senza lavarsene le mani, ma non rimanerne intrappolato: occorre trasformarli in anelli di collegamento di nuovi processi che prevedano la comunione pur nelle differenze, che vanno accolte come tali. Col terzo principio —la realtà è più importante dell’idea — Papa Francesco dice che la realtà «è», mentre l’idea è frutto di una elaborazione che può sempre rischiare di cadere nel imporsi sulla realtà. Per il Papa la realtà è sempre superiore all’idea. Infine, il quarto principio — il tutto è superiore alla parte afferma — che bisogna allargare lo sguardo per riconoscere sempre un bene più grande. Papa Francesco ha una visione non «sferica» (dove tutti i punti sono equidistanti dal centro), ma «poliedrica», nel senso che il poliedro è l’unione di tutte le parzialità, che nell’unità mantiene l’originalità di tutte le singole parzialità.
In conclusione
- Mi pare che a fare da filo conduttore della proposta di papa Francesco ci sia il dinamico dispiegarsi nel tempo dei contenuti del principio personalista, centrale per tutta la dottrina sociale della Chiesa, e degli altri principi che permettono di realizzarlo. Le tensioni bipolari rappresentano una dinamica del soggetto che si dipana nella storia, individuale e sociale, attirato com’è da uno o dall’altro dei poli identificati. I principi di papa Francesco sono un passo verso la trasposizione dei principi della dottrina sociale della Chiesa da un insieme di concetti astratti e generali, verso una risposta dinamica del soggetto convertito – in relazione con gli altri – alle sfide del mondo contemporaneo. Con essi non si deduce solamente come dovrebbero essere le cose, ma si danno indicazioni per incamminarsi insieme verso quella meta.
Don Andrea Caelli