L’Extrascuola a Sondrio: compiti e progetto educativo

Il progetto Extrascuola nasce grazie ad un’opportunità offerta dalla Fondazione Pro Valtellina con un Bando di concorso (2° Bando 2001). 
Il Comune di Sondrio, sollecitato dalle famiglie e da varie agenzie educative, decide di investire specifiche risorse per il target pre-adolescenti in partenariato con istituzioni scolastiche, oratori cittadini, associazioni, si progettano interventi di extrascuola - doposcuola e laboratori artistici e teatrali - si creano occasioni di scambio e confronto su tematiche educative, si creano nuove e più funzionali collaborazioni tra scuole, servizi sociali, oratori ed associazioni. Il progetto nasce dal desiderio di offrire ai giovani che frequentano la scuola media – molti dei quali sempre più spesso lasciati soli a casa per esigenze lavorative dei genitori e per una riduzione dell’offerta scolastica pomeridiana - occasioni di crescita, tempi spesi bene per potenziare abilità e competenze, sviluppare consapevolezze su risorse individuali, migliorare i processi di apprendimento, affinare processi di responsabilizzazione e socializzazione. 
Anche nel territorio della provincia di Sondrio, infatti, sono aumentati i segnali di disagio ed è cresciuta la richiesta di luoghi educativi capaci di accompagnare queste delicate e complesse fasi della vita. Il progetto Extrascuola è un felice tentativo di approcciare questi temi, di farsi carico di una nuova domanda di educazione, capace di andare oltre le forme e le modalità tradizionalmente più consolidate. Al centro dell’iniziativa stanno infatti i processi di sviluppo e apprendimento dei ragazzi e delle ragazze, in un contesto sociale in cui molti adulti faticano ad essere punti di riferimento solidi e autorevoli. 
Il Comune di Sondrio eroga ogni anno un piccolo contributo a sostegno dei progetti extrascuola. 
 

Extrascuola all’oratorio San Rocco

 
È gestito dall’Istituto Salesiani di Sondrio nei locali dell’oratorio. Si svolge dall’inizio di ottobre alla fine di maggio per tre giorni settimanali, dalle 14, 30 alle 16, 30. I ragazzi iscritti nel corrente anno scolastico sono 80 di tredici nazionalità diverse. Il rapporto è di un adulto ogni due bambini. Poi qualcuno è seguito da solo e altri in tre. I volontari sono il fulcro essenziale dell’opera: una città si è mossa per aiutare i ragazzi che hanno bisogno di sostegno: insegnanti in pensione e non, ex bancari, ex dirigenti, laureati in cerca di lavoro…professionisti che hanno giornate lavorative scandite da turni e che ogni tanto hanno un pomeriggio libero. Gli scout, i ragazzi di Gioventù Studentesca. E da quest’anno i ragazzi di tutti i licei di Sondrio nell’ambito dell’alternanza scuola lavoro
A ogni volontario è chiesto un pomeriggio a settimana per un totale di due ore.  L’obiettivo è aiutare, nello svolgimento dei compiti e nell’impostazione dello studio, un gruppo di due o tre ragazzi, tendenzialmente, sempre lo stesso durante tutto l’anno. 
I ragazzi iscritti in questi anni provengono da tutte e tre le scuole secondarie di primo grado di Sondrio, da quelle di Albosaggia, Ponte, Berbenno e anche Talamona. Solitamente chi frequenta extrascuola san Rocco mostra diverse problematiche: 
- disturbi dell’apprendimento; 
- scarsa comprensione della lingua e difficoltà di integrazione, poiché provengono da famiglie o da paesi stranieri; 
- disagi psicologici derivanti da difficili situazioni familiari; 
Il numero di ragazzi che si riesce ad accogliere è vincolato al numero di operatori disponibili. 
 

Oltre i compiti un progetto educativo

 
L’impostazione educativa del doposcuola prende le mossa da due grandi figure di educatori Don Bosco e Don Giussani. Ciò che li accomuna è una passione per l’educazione dei giovani che ha come punto centrale l’incontro con Cristo attraverso la testimonianza di altri uomini. Incontro che solo può rispondere al desiderio di infinito del cuore dell’uomo. 
Ogni ragazzo è unico e ha bisogno di essere amato per quello che è, non per quello che riesce a fare. 
Solo ridestando la curiosità e il desiderio, la libertà nel ragazzo è possibile che si possa pensare di cominciare un lavoro anche sui contenuti. 
Generalmente chi frequenta doposcuola non si pone nemmeno il problema di cosa viene a fare e quindi non ha il materiale e i compiti segnati sul diario. 
La domanda vera che ad un certo punto tutti devono chiedersi lavorando con i nostri ragazzi è che cosa risveglia questi ragazzi che sembrano addormentati, apatici e cinici già a 11 anni?
Qui comincia il lavoro vero per l’educatore che non può sedersi sul già saputo, perché non basta mai e soprattutto perché il modo è diverso per ogni ragazzo. 
Il sorgere della domanda “perché questa persona che non mi conosce e che non ha nulla a che fare con me vuole aiutarmi? Perché ci tiene a me?
I ragazzi non sono merce da plasmare secondo un progetto buono, ma un’occasione, anche per gli adulti, di capire qualcosa di più di sé, per diventare più uomini, per capire che la vita di ciascuno è un dono che non ci si può dare da soli. 
 

Che cosa significa per me

 
Sono molto colpita del fatto che, malgrado io sia il poliziotto cattivo che mantiene l’ordine con fermezza e dia indicazioni precise e non negoziabili, i ragazzi mi vogliano bene, quasi tutti! Mi assalgono con tutte le loro richieste ogni giorno, sapendo che li ascolterò con attenzione, ma non li asseconderò mai senza ragioni! Sono anche molto stupita dai volontari: li cerco uno ad uno…ma poi loro vengono, continuano a venire malgrado, lo dico chiaramente subito, sia dura come il sasso. Di risultati eclatanti se ne vedono pochi e si procede lentamente anche nello stabilire una relazione. Il fatto che il salone sia pieno di volti sorridenti quando arrivo per me è bellissimo e mi fa capire che chi può veramente fare qualcosa per questi ragazzi è un Altro e noi adulti dobbiamo solo avere l’umiltà di riconoscerlo. 
Questo non vuol dire che non metta tutte le mie energie e la mia intelligenza per capire cosa la realtà mi suggerisce per riuscire a trovare il bandolo della matassa con ciascuno di loro. E bisogna proprio continuare a cercare nuove vie senza stancarsi mai. Chiedendo sempre la collaborazione di tutti. Sono una vera rompiballe, non solo con i poveri volontari, ma soprattutto con i genitori e gli insegnanti, i neuropsichiatri e gli assistenti sociali, perché solo se ciascuno, secondo i propri ambiti fa bene i suo pezzo si riesce a fare qualche passo. Chi pensa di lasciarci il figlio a fare i compiti per non pensarci più, e farsi rispedire il problema risolto, si sbaglia alla grande! Non conosciamo arti magiche, ma solo lavoro e fatica e decisione chieste a tutti gli attori in gioco. 
Ma non sono mai angosciata da tutte le storie dolorose che accompagnano i nostri ragazzi perché sono profondamente convinta che non c’è nessuna condizione che possa impedire a ciascuno di loro di incontrare qualcosa nella vita che li renda felici. I tempi e i modi non sono in mano nostra. 
Se guardo i volontari mi accorgo che, magari sono delusi dalla performance del pomeriggio, ma contenti di avere dato il loro tempo. La gratuità è veramente una dimensione che avvicina l’uomo al Mistero. 
 
Anna Benetti