“Immigrato sarai tu”

Riflessioni sul fenomeno migratorio sempre più spesso affrontato per convenienze politico-elettorali e non come fatto epocale

Il tema della gestione delle migrazioni ha assunto sempre maggior rilievo nel corso del 2015. è continuata la forte pressione sul nostro Paese ed è esplosa in tutta Europa per l’intensificarsi del flusso attraverso i Paesi balcanici.

È diventato un problema del quale finalmente l’Unione Europea ha cominciato a farsi carico.

In modi spesso contradditori e purtroppo con poca capacità di coinvolgimento di troppi Stati membri, spesso favoriti, oggi sensibili solo alle convenienze politico-elettorali.

Anche da noi sono sempre più accese le polemiche dei fautori della chiusura e dei respingimenti verso coloro che sono più aperti all’accoglienza: persone, associazioni, alcune istituzioni.

È un problema di non facile soluzione, che durerà a lungo, e che investe problemi di natura politica, interna ed estera, economica e culturale. L’emigrazione non si fermerà perchè nella società globale tutto si muove a cominciare da interi popoli.

L’approfondimento, il confronto dovrebbe elevarsi, non esprimersi solo in sterili polemiche e strumentalizzazioni politiche per qualche voto in più. Nella nostra provincia, l’anno appena finito, e purtroppo anche l’inizio del nuovo, ha registrato sul problema le alte riflessioni di Salvini in quel di Bormio. Sono risuonati nella valle gli stranoti insulti a tutti, al Governo, ai profughi, agli albergatori che li ospitano, alle istituzioni più aperte.

Purtroppo, in generale, non siamo neanche stati in grado dei indignarci. Poche e flebili voci si sono sentite. Certo non lo potevamo pretendere dalle Istituzioni per la gran parte governate dalla lega o da leghisti di complemento.

Istituzioni assenti proprio sul problema immigrati e profughi. L’ospitalità alberghiera non è il modo migliore per affrontare il problema. Dovrebbe essere l’ultima opzione nelle situazioni di stretta emergenza e per tempi limitatissimi. Ma se non ci sono alternative, se le istituzioni pubbliche si chiudono e alzano muri, accettare questa subordinata diventa inevitabile. Nel mentre ci sono risorse del privato sociale e del volontariato, in primis la Caritas, ma non solo, che hanno la professionalità e la sensibilità per accompagnare l’accoglienza con progetti adeguati alla integrazione, e non solo alla sopravvivenza, con rischio degrado.

Non stanno da turisti i profughi in albergo. Vivono una situazione di ghettizzazione, di isolamento. Lo testimoniano gli operatori e i volontari che cercano di aiutarli e toccano il disagio, lo sconforto, la disperazione per il futuro.

È ora che l’impegno di chi si occupa di politica, di amministrazione, di attività pubblica in generale, sia indirizzato a trovare soluzioni a problemi che spesso suscitano la giusta rabbia di tanti, e non ad alimentare strumentalmente gli egoismi di troppi.

Sarebbe utile una accoglienza diffusa, in piccoli gruppi dislocati sul territorio, per promuovere la loro autonomia e le relazioni umane. Alcune esperienze ci sono, ma la maggior parte degli ospiti in Valtellina sono in strutture albeghiere.

Sarebbe poi indispensabile utilizzare il lavoro come leva per l’integrazione. I profughi dovrebbero poter essere coinvolti in lavori di pubblica utilità. Si potrebbe pensare a interventi in campo ambientale, in particolare nel settore della messa in sicurezza del territorio.

È con la diffusione sul territorio e con il lavoro, in modo da consentire anche la compartecipazione economica ai costi dell’ospitalità, che si può gestire al meglio il problema dell’accoglienza. Vanno definite soluzioni dignitose rispondenti a un’esigenza di solidarietà ma che allo stesso tempo non gravino sulle casse delle istituzioni ed evitino le speculazioni che purtroppo si sono registrate in diverse realtà. 

Giacomo Tognini