Bruno narratore di vita.
Parlare della morte è triste, difficile e misterioso.
Ancora di più parlare della morte di Bruno Ciapponi Landi, un uomo così affamato di vita e di vite, di fatti, notizie, rapporti, relazioni, intrecci che mi lasciava stupita e meravigliata tutte le volte che ho avuto l’occasione di ascoltarlo o condividerne le riflessioni.
Come puoi essere così intrigato da tutti questi particolari gli chiedevo, come riesci a conservarli nella memoria? Lui rideva o diventava molto serio ma continuava imperterrito a raccontare e, a volte, mi capitava di perdere il filo. Ecco, ricordo Bruno come un affascinante e abile affabulatore, capace di tenerti inchiodata in un tempo o una vicenda che lui viveva intensamente e da cui faceva germogliare altri temi, altre storie, altri interessi. A ben vedere, qui stava il suo essere uomo di cultura come molti hanno ricordato in questi giorni.
In un tempo in cui la comunicazione vive dell’istante e si esprime nella rete, Bruno ha lavorato sull’approfondimento, sulla durata, dove bisogna collegare i fatti, anche i meno significativi, in un senso che crea comunanza, che dà sostanza spirituale anche alla nostra vita sociale, in cultura appunto. Un suo lascito, a me sembra, è anche quello di continuare a pensare, raccontare, ricordare quello che molti ci hanno offerto, ostinandoci a non lasciare che la furia del presente sfumi nell’abitudine di pensieri banali circoscritti da certezze alla cui ombra adattarsi.
Grazie Bruno